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mercoledì 4 dicembre 2013

Tratto dal giornalino “Il Pelapatate”



Ho percorso il corridoio della presidenza centinaia di volte in tutti questi anni.
Molto spesso il motivo della permanenza a scuola dopo la campanella della sesta o della quinta è stata la redazione, ulteriore pretesto per formi la famosa passeggiata davanti a Vice preside, sala insegnanti e segreteria. Poi a sinistra in sala riunioni, senza fretta.
Più o meno un mese fa, un doposcuola ero di nuovo a percorrere il famoso tragitto. Di solito i miei amici dello redazione arrivavano a rate, qualcuno col panino, qualcuno accampato già davanti alla biblioteca. Quindici al massimo, non di più.
Quel pomeriggio non è stata proprio così: sparsi a gruppetti dalla portineria allo biblioteca erano quasi in venti ad attendere un segnale di inizio, un po' disorientati.
Ci sarà un'altra attività questo pomeriggio, penso. Qualcuno mi chiede informazioni e la masso comincia a spostarsi. Nel giro di un paio di minuti la famosa sala riunioni si popolo come non l'avevo mai vista ad una redazione del Pelapatate.
Sono trascorsi un paio di mesi dalla scommessa fatta a giugno con il numero speciale per le classi seconde "Con affetto ... " e il progetto del giornalino d'istituto conto oggi 35 partecipanti, di cui venti sono nuove adesioni.
Cari lettori, non troverete un Pelapatate per forza migliore nei contenuti o completamente rinnovato, perché sta cambiando lentamente dall'interno. Lo scorso anno abbiamo affrontato la fase di criticità nel passaggio generazionale chiedendovi di prenderne parte: questi sono i risultati. Non c'è più alcuna preoccupazione sul futuro perché, qualunque esso sio, lo stiamo riponendo con fiducia in giovani mani che sapranno sviluppar/o in attività sempre più ambiziose.
Tra gli ideo/i che la società ci passa superficialmente non emerge questa trasmissione di valori forti, ritenuta impossibile poiché tutto è cambiato. In realtà i valori vanno ripresi, resi personali perché veri.
Ma alla base ci vuole sempre una buona parte di follia nel mettersi a fare qualcosa che nessuno ci ha ordinato di fare. Provare a vedere, credere nei buoni maestri. Se manca la parte di affezione però niente non può muovere niente.
Gli sguardi dei nuovi redattori tradiscono infatti l'incertezza di un salto nel vuoto. È il momento giusto per mostrare loro qualcosa di buono. Mi auguro che possano affezionarsi come noi "vecchi" di quinta abbiamo cominciato o fare qualche anno addietro. Per la primo volta il progetto del Pela patate coinvolge alunni dell'istituto dalla prima alla quinta superiore: è un grande traguardo.
Qualche giorno fa agli incontri per la propaganda siamo stati addirittura citati come esempio positivo.
Non abbiamo assolutamente meriti speciali per questo, ma è stato motivo di grande soddisfazione.
Dentro la nostra scuola ci sono le occasioni per dimostrare qualcosa, ma spesso non ce ne rendiamo conto. Cari lettori, non siamo arrivati da nessuna parte, c'è veramente tanto da fare e se vi ho annoiato con auto elogi, sappiate che non era mia intenzione.
Questa storia è la storia di un gruppo di ragazzi come tanti altri che l'ha fatta in barba al cliché dei giovani che non si danno più da fare: E come questo gruppo tanti altri.

Buon inizio di lettura, il Pela patate compie 4 anni.

Restate collegati.                  Jacopo Bertoncello             AS. 2013-2014 Pag.3