Ho percorso il corridoio
della presidenza centinaia di volte in tutti questi anni.
Molto spesso il motivo della permanenza a scuola dopo la
campanella della sesta o della quinta è
stata la redazione, ulteriore pretesto per
formi la famosa passeggiata davanti a Vice preside, sala insegnanti e
segreteria. Poi a sinistra in sala riunioni, senza fretta.
Più o meno un mese fa, un doposcuola ero di nuovo a percorrere
il famoso tragitto. Di solito i miei amici dello redazione arrivavano a rate,
qualcuno col panino, qualcuno accampato già davanti alla biblioteca. Quindici
al massimo, non di più.
Quel pomeriggio non è
stata proprio così: sparsi a gruppetti dalla
portineria allo biblioteca erano quasi in venti ad attendere un segnale di
inizio, un po' disorientati.
Ci sarà un'altra attività questo pomeriggio, penso. Qualcuno mi
chiede informazioni e la masso comincia a spostarsi. Nel giro di un paio di
minuti la famosa sala riunioni si popolo come non l'avevo mai vista ad una
redazione del Pelapatate.
Sono trascorsi un paio di mesi dalla scommessa fatta a giugno
con il numero speciale per le classi seconde "Con affetto ... " e il
progetto del giornalino d'istituto conto oggi 35 partecipanti, di cui venti
sono nuove adesioni.
Cari lettori, non troverete un Pelapatate per forza migliore nei
contenuti o completamente rinnovato, perché sta cambiando lentamente
dall'interno. Lo scorso anno abbiamo affrontato la fase di criticità nel passaggio generazionale chiedendovi di prenderne
parte: questi sono i risultati. Non c'è più alcuna preoccupazione sul futuro
perché, qualunque esso sio, lo stiamo riponendo con fiducia in giovani mani che
sapranno sviluppar/o in attività sempre più ambiziose.
Tra gli ideo/i che la società ci passa superficialmente non
emerge questa trasmissione di valori forti, ritenuta impossibile poiché tutto è
cambiato. In realtà i valori vanno ripresi, resi personali perché veri.
Ma alla base ci vuole sempre una buona parte di follia nel mettersi
a fare qualcosa che nessuno ci ha ordinato di fare. Provare a vedere, credere
nei buoni maestri. Se manca la parte di affezione però niente non può muovere
niente.
Gli sguardi dei nuovi redattori tradiscono infatti l'incertezza
di un salto nel vuoto. È il
momento giusto per mostrare loro qualcosa di buono. Mi auguro che possano
affezionarsi come noi "vecchi" di quinta abbiamo cominciato o fare
qualche anno addietro. Per la primo volta il progetto del Pela patate coinvolge
alunni dell'istituto dalla prima alla quinta superiore: è un grande traguardo.
Qualche giorno fa agli incontri per la propaganda siamo stati
addirittura citati come esempio positivo.
Non abbiamo assolutamente meriti speciali per questo, ma è stato motivo di grande
soddisfazione.
Dentro la nostra scuola ci sono le occasioni per dimostrare
qualcosa, ma spesso non ce ne rendiamo conto. Cari lettori, non siamo arrivati
da nessuna parte, c'è veramente tanto da fare e se vi ho annoiato con auto
elogi, sappiate che non era mia intenzione.
Questa storia è la storia di un gruppo di ragazzi come tanti
altri che l'ha fatta in barba al cliché dei giovani che non si danno più da
fare: E come
questo gruppo tanti altri.
Buon inizio di lettura, il Pela patate compie 4 anni.
Restate collegati. Jacopo Bertoncello AS. 2013-2014 Pag.3
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